A metà degli Anni Novanta del secolo scorso l’indignazione dell’opinione pubblica italiana per fenomeni fraudolenti e corruttivi tra la politica e l’imprenditoria portò al collasso l’intero sistema che, dalla cosiddetta Prima Repubblica, passò alla Seconda Repubblica.
Oggi i popoli europei appaiono poco reattivi alla luce di quanto affiora sulla corruzione nelle istituzioni della loro Unione. Accusati di essere il Paese in cui sono germogliate mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita, noi italiani abbiamo avuto la vitalità di ribaltare gli equilibri di potere.
Certo i fenomeni inquinanti non sono stati debellati, ma la volontà di escluderli non è mancata e sono molti coloro che tuttora s’impegnano per estirparli. Non altrettanto, almeno per ora, si può dire abbiano fatto le società europee, o almeno gli importanti media che le rappresentano, i quali poco o nulla dicono degli inquietanti comportamenti di politici ai vertici dell’Unione europea.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha trattato affari di miliardi di euro per l’acquisto di vaccini con imprese farmaceutiche senza rendere conto né ai commissari, né al Parlamento.
Con semplici sms, di cui si sarebbero perse le tracce, la Presidente ha sottoscritto quello che membri della stessa Ue hanno affermato essere stato «il più grande contratto mai siglato dall’Unione europea con le case farmaceutiche».
Secondo “Transparency International”, un’organizzazione internazionale non governativa che, con sede centrale a Berlino, si occupa della corruzione, «per diversi decenni, il Parlamento europeo ha permesso lo sviluppo di una cultura dell’impunità […] e di una totale assenza di controllo etico indipendente».
C’è voluto lo scandalo del Qatargate, conosciuto anche con i nomi di “Eurotangentopoli” o “Maroccogate” (a causa del coinvolgimento del Marocco oltre che del Qatar) per far venire alla luce corruzione e riciclaggio di denaro nel Parlamento europeo con il coinvolgimento di alcuni deputati e dell’allora vicepresidente, Eva Kaili, tutti membri del partito socialista.
Anche se isolata o, forse, volutamente ignorata dalla stampa che sostiene incondizionatamente l’asse egemone costituito da Francia, Germania e Polonia, qualche voce coraggiosa comincia a farsi sentire.
È quella dell’eurodeputata della Lega, Isabella Tovaglieri che ha detto che «oggi, 13 Maggio, è caduto lo scandaloso velo di mistero che per quattro anni ha tenuto segrete le conversazioni tra la presidente della Commissione, Von der Leyen e l’amministratore delegato del colosso farmaceutico Pfizer, Albert Bourla, sugli accordi per il maxi acquisto dei vaccini nel Maggio del 2021. Una trattativa che è apparsa fin da subito più “privata” che istituzionale, avvenuta in barba ai doveri di trasparenza, nel segreto di telefonate e sms, che hanno estromesso il gruppo negoziale in cui sono rappresentati gli Stati. Dopo questa importante decisione del Tribunale Ue, sarà necessario fare chiarezza su una vicenda dai contorni oscuri, che abbiamo portato alla luce tra i primi e che ha avuto un seguito negli anni successivi, prima con le perplessità espresse dalla Corte dei Conti dell’Ue e poi con l’apertura formale, da parte della Procura europea, di un’inchiesta sull’acquisto vaccini. Ora l’Unione torni a essere una ‘casa di vetro’: mai più accordi segreti e mai più omissis. Serve trasparenza».
Già, trasparenza e tanta di quella luce che proprio oggi, 16 Maggio, l’Unesco celebra con una Giornata internazionale per promuovere la conoscenza del ruolo fondamentale che essa svolge «nella scienza, nella cultura, nell’arte, nella medicina, nelle comunicazioni, nello sviluppo sostenibile, nella produzione di energia pulita e rinnovabile» e, aggiungiamo noi, nelle coscienze.